Esiste un punto di partenza dal quale derivano tutti i passaggi di comunicazione successivi di un’azienda. Una bussola che orienta e potenzia il cammino che si è deciso di intraprendere. Stiamo parlando del brand (e brand strategy), cioè il primo e fondamentale mattoncino cui riportare puntualmente l’attenzione ogni volta che vogliamo promuovere e accrescere il nostro progetto.
Facile no?
In realtà no.
Per realizzare un’identità aziendale davvero forte – che sia così percepita anche dall’esterno – è imprescindibile essere coerenti in tutto e per tutto, senza lasciare niente al caso.
Dalla ricerca dei punti di partenza fino alla realizzazione di una strategia su misura per il vostro business, ci aiuta il brand strategist. O la brand strategist, come Francesca Sabatini.
– Ciao Francesca. Prima di addentrarci nel concetto di brand strategy, conosciamoci meglio: raccontaci di te e del tuo percorso professionale.
«Sono laureata in Scienze della comunicazione, con formazione indirizzata alla comunicazione d’impresa. Poi ho vissuto alcune esperienze all’estero dove mi sono specializzata in giornalismo. E questo, dal punto di vista lavorativo, è stato il mio percorso principale. Nel frattempo ho sempre portato avanti anche attività di ufficio stampa, PR e comunicazione per le aziende. La mia più recente formazione ha a che fare con il Gestalt Counseling che mi ha consentito di approfondire ulteriormente i meccanismi della comunicazione, soprattutto per quello che riguarda la persona, e mi sono resa conto che gli stessi meccanismi sono rapportabili anche nella comunicazione d’impresa»
– “Prima di cadere su un corpo solido e trasformarsi in colore, la luce compie un viaggio lunghissimo alla velocità di 300mila di km/s. Non appena entra in contatto con un corpo che nasconde in sé il potenziale di riflessione, la luce rimbalza variando la sua direzione. Quanto più sarà la capacità di quel corpo di riflettere la luce, tanto più sarà la portata di albedo di quest’ultimo. Si dice che un paesaggio innevato o un deserto in pieno giorno siano luoghi dove l’albedo raggiunge i suoi picchi massimi. Noi accompagniamo le imprese in un viaggio alla scoperta del loro potenziale e le aiutiamo a portare i propri valori nel mondo”. È così che introduci il tuo progetto ed è proprio da quella massima capacità di luce che prende il nome il tuo metodo: Albedo. Perché nel tempo e dopo tanti studi e specializzazioni, hai deciso di focalizzarti sul brand e sulla strategia?
«Il fatto di gestire in contemporanea formazione e lavori che riguardavano aspetti diversi della comunicazione, mi ha sempre dato la spinta a voler approdare a un unico punto di contatto. Dentro di me, sentivo che c’era un potenziale di collegamento tra tutte quelle esperienze. Poi ho avuto l’idea di creare un format per la costruzione di un’identità di marca che mixa le varie esperienze e che si applica a tutti gli aspetti della comunicazione, non solo al branding, avvalendosi della collaborazione di figure professionali specializzate»
– Torniamo a una definizione. Chi è il brand strategist e che cosa fa?
«Il ruolo del brand strategist ha a che fare con lo studio del mercato, le ricerche e le analisi della concorrenza, attraverso una approfondita conoscenza del settore in questione e del cliente. Il processo messo in atto dal brand strategist porta alla ideazione di strategie di narrazione del brand, lavorando in collaborazione con creativi e altre figure professionali»
– Alla luce (a proposito di Albedo) delle tue esperienze, pensi che il tuo metodo sia necessario anche per le piccole imprese?
«Oggi, si parla sempre più d’identità di marca. Questo accade perché molte imprese sentono il bisogno di definirsi in modo forte, per potersi affermare in un mercato altamente competitivo. Per questo, essere affiancati da figure professionali in grado di aiutare a trovare il proprio nucleo centrale, capirlo e svilupparlo può essere di vitale importanza anche per una piccola impresa che, a differenza del grande gruppo, tende a faticare di più per emergere nel mercato»
– A dispetto delle agenzie di comunicazione che, sostanzialmente, fanno il lavoro “al posto” delle imprese, il tuo metodo offre qualcosa di più: l’ascolto, ma anche la capacità di riconoscersi, ascoltarsi e comunicarsi. Una sorta di viaggio in cui si parte dalla propria storia (passato), da integrare a chi siamo oggi (presente) così da comprendere dove vogliamo arrivare (futuro).
«Diciamo che il nostro è un approccio diverso. Intercettiamo il bisogno che alcuni clienti hanno di rendersi partecipi nella costruzione dell’identità della propria azienda, spesso mossi dal desiderio di una maggiore autenticità del brand e di sentirlo, come è giusto che sia, una propria creazione. Noi affianchiamo il cliente in un viaggio alla scoperta della storia che aspetta di essere raccontata, poniamo le domande strategiche, i clienti trovano le risposte. In fondo, ogni impresa in essere racchiude già tutto un potenziale di narrazione, basta solo capire come farlo emergere. Intercettiamo più aspetti sensoriali, mettiamo a disposizione le nostre competenze e, laddove necessario, forniamo i consigli appropriati su cosa che è efficace e cosa non lo è»
– Oltre ad aiutare a comprendere la nostra storia/viaggio, il metodo Albedo pone al business ulteriori domande: perché lo fai e come lo fai? Bene. Ti rivolgiamo anche a te la stessa domanda: perché lo fai? Ovvero, perché pensi che sia così importante andare a fondo rispetto alla mission aziendale?
«Io credo che la mission aziendale sia qualcosa di profondo, al pari della missione di vita di una persona, quella che James Hillman ne “Il codice dell’anima” definisce come “la ghianda”. Ogni essere umano viene al mondo per uno scopo, qualunque esso sia. Purtroppo, in una società in cui siamo soggetti a costanti stimoli e desideri mossi da passioni, talvolta risulta difficile riconoscere la missione e distinguerla dal desiderio momentaneo. E invece capirla è importante, per vivere una vita in cui sentirsi appagati, vivi. Credo che questo ragionamento si applichi anche alle imprese: capire dove si sta andando, perché lo stiamo facendo, quale missione e quali valori fanno da motore al nostro lavoro sono elementi fondamentali per il successo di qualsiasi attività. Può essere difficile rispondere a certi quesiti, ma una volta trovate le risposte, ogni impresa riconosce non solo il proprio scopo, ma anche il potenziale. Quindi, perché lo faccio? Per aiutare le imprese a connettersi con la propria storia più autentica e trovare la chiave di volta per far riflettere la loro immagine all’esterno»
– Sicuramente può rivelarsi utile rivolgersi a un brand strategist quando si decide di avviare un business. Oltre alla fase di start, esistono altre fasi del percorso in cui conviene farsi affiancare da una figura specializzata in questo senso?
«Certo. Può essere utile farsi affiancare anche laddove si presenta l’esigenza di un restyling del brand. Oppure per capire lo storytelling che vogliamo far emergere nel racconto di marca. Insomma, una figura professionale può essere significativa per farsi guidare in tutti gli ambiti che hanno a che vedere con la comunicazione del brand»
– Quanto influisce il settore business nelle definizioni di brand e mission?
«La capacità d’identificare la propria mission aziendale e raccontarla è una necessità di tutte le imprese, qualunque sia il settore in cui operano. Quindi non esiste un settore che influenza di più o di meno, è un bisogno di ogni impresa»
– Piccolo spoiler: sappiamo che Albedo utilizza il sistema degli archetipi nella definizione di un brand. Per i non addetti, che cosa significa?
«L’archetypal branding è un metodo molto diffuso di costruzione del brand, che in questo momento sta vivendo una fase di esplosione. Il sistema è costruito su 12 differenti archetipi suddivisi in quattro gruppi riconducibili a parole chiave che attivano certe emozioni nel fruitore. Collegare un brand a un archetipo è il punto di partenza per creare un intero mondo nella narrazione del brand e intercettare bisogni ed emozioni del consumatore. Il metodo affonda le radici nei 12 archetipi di Jung, oltre che nella mitologia. L’archetypal branding fa parte del percorso, il modo in cui noi lo utilizziamo cambia»
– Prima di concludere, hai qualche consiglio da dare alle imprese, maturato attraverso la tua esperienza?
«Qualunque sia il progetto che le imprese decidono di portare avanti, è importante non perdere mai di vista l’essenza e cercare la coerenza in ogni azione. Sapere dove stanno andando, perché lo stanno facendo. Questi, dal mio punto di vista, sono gli ingredienti che costruiscono la forza di un’impresa. Fanno da motore in tutto il suo percorso di vita e fanno sì che i momenti di crisi si trasformino in opportunità»
Leave a Comment