Così come era stato previsto, Quota 100, in sperimentazione triennale, non sarà rinnovata alla fine del 2021.
A seguito delle forti pressioni anche da parte dell’Unione Europea, la conferma della sua eliminazione ci arriva dalla bozza del Ricovery plan voluto da Draghi.
Piano nazionale di ripresa e resilienza e Quota 100
“In tema di pensioni, la fase transitoria di applicazione della cosiddetta Quota 100 terminerà a fine anno e sarà sostituita da misure mirate a categorie con mansioni logoranti”.
Questo è quanto si legge nella bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza voluto dall’attuale Governo Draghi e revisionato dal Consiglio dei ministri. Appare chiara, quindi, la decisione di non rinnovare la forma di pensionamento anticipato introdotta dalla Lega nel 2019, con validità di tre anni. Tale misura, ricordiamo, prevedeva l’uscita anticipata dal mondo del lavoro con 38 anni di contributi e 62 anni di età.
Che cosa accadrà dopo Quota 100?
A quanto pare, dal 1° gennaio 2022 sarà ripristinata la legge Fornero che, come in passato, prevede l’uscita dal mondo del lavoro a 67 anni. Gli unici sistemi esistenti a restare in carica saranno l’Ape sociale e Opzione Donna.
Proprio in questi giorni, inoltre, si sta consolidando l’idea di quella che viene definita Quota 102. Anche questa misura di pensionamento prende in considerazione età anagrafica e anni di contributi. Più nello specifico, sono richiesti 64 anni di età con 38 anni di contributi, di cui non più di 2 anni figurativi (esclusi dal computo maternità, servizio militare, riscatti volontari). Insomma, una sorta di “Piano B” su cui gli addetti ai lavori stanno ragionando, insieme alla previsione di sconti contributivi per categorie inquadrate come maggiormente svantaggiate.
Sconti contributivi e categorie svantaggiate Quota 102
Anche in questo caso, è importante prendere in considerazioni situazioni particolari e categorie svantaggiate.
Pertanto, la nuova misura di pensionamento parrebbe prevedere specifiche agevolazioni destinate a determinati lavoratori e lavoratrici i quali, per ragioni familiari/personali, spesso non riescono a raggiungere il minimo di contributi previsti.
Nella fattispecie, pare sia prevista:
- una riduzione di 8 mesi sui contributi richiesti per ogni figlio per le donne (fino a un massimo di 24 mesi);
- riduzioni contributive pari a un anno per chi assiste da almeno 5 anni un familiare con handicap grave, i cd. caregivers;
- una maggiorazione del 25% degli anni di lavoro prestati tra i 17 e i 19 anni per i lavoratori precoci, ovvero coloro che hanno maturato almeno 12 mesi di contributi prima del compimento dei 19 anni.
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