La Giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza contro le Donne fu istituita il 17 dicembre 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Da allora, questa data rappresenta il momento più importante dell’anno per parlare, informare e sensibilizzare riguardo a questo (ancora) grave problema.
La violenza sulle donne in Italia
Se parliamo di violenza sulle donne, l’Italia non ne resta certamente esclusa.
Purtroppo.
Secondo le ultime stime dell’Istat (febbraio 2018) risultano 8 milioni 816mila (43,6%) le donne fra i 14 e i 65 anni che, nel corso della vita, hanno subito qualche forma di molestia (verbale, fisica, molestia sessuale o ricatti sul posto di lavoro). Un numero di vittime cui non si può certamente restare indifferenti.
Donne vittime di molestie. Ecco quali:
Le molestie verbali sono, secondo l’indagine, la forma più diffusa. Il questo senso, ben il 24% ha riportato di essere stata importunata verbalmente, infastidita o spaventata da proposte indecenti o commenti pesanti riguardo al proprio corpo.
Seguono, poi, gli episodi di pedinamento (20,3%) e le molestie in cui è avvenuto un contatto fisico (15,9% che riguarda abbracci, palpeggiamenti o baci contro la volontà dell’interessata).
Il 15,3% ha subito atti di esibizionismo mentre il 10,5% delle donne è stata coinvolta in offese, telefonate o messaggi osceni a sfondo sessuale.
Come c’era da immaginarsi, negli ultimi anni, è stato riscontrato un netto aumento delle molestie via rete. Logica conseguenza del maggior uso dei social network.
Molestie sul lavoro: il dato delle donne colpite resta stabile
Sono 1 milione 404 mila le donne tra 15 e 65 anni che nel corso della loro vita lavorativa hanno subito molestie fisiche sul luogo di lavoro, o da parte di un collega o di un datore di lavoro, o ricatti sessuali sul posto di lavoro. Rappresentano l’8,9% delle lavoratrici attuali o passate, incluse le donne in cerca di occupazione .
Un dato sostanzialmente stabile se confrontato rispetto a quanto rilevato nel 2008-2009 (periodo della precedente edizione dell’indagine), in cui le vittime erano l’8,5%.
Sono 167mila le donne che hanno subito queste forme di ricatto negli ultimi tre anni (l’1,1%); al momento dell’assunzione ne sono state colpite più frequentemente le donne impiegate (37,6%) o le lavoratrici nel settore del commercio e dei servizi (30,4%). La quota maggiore delle vittime, inoltre, lavorava o cercava lavoro nel settore delle attività professionali, scientifiche e tecniche (20%) e in quello del lavoro domestico (18,2%).
Che cosa possiamo fare, allora?
Per prima cosa, ci dobbiamo tutti sensibilizzare maggiormente su ciò che riguarda il rispetto della donna, in qualsiasi luogo o ruolo questa si trovi. La prevenzione, – e questo vale più o meno per tutte le cose – resta sempre l’arma migliore.
Poi, possiamo e dobbiamo informarci maggiormente. Sì, perché l’informazione è non di meno importante.
Ad esempio, quanto ne sapete dei D.lgs. n. 80/2015?
- Il decreto legislativo 80/2015, nel suo articolo n. 24, sancisce che le donne che hanno un rapporto di lavoro in corso e che siano inserite in percorsi certificati dai servizi sociali del comune di appartenenza, o dai centri antiviolenza o dalle case-rifugio, possono fruire di un congedo retribuito per un periodo massimo di 90 giornate lavorative.
Adempimenti in merito:
- Comunicare al datore di lavoro, almeno 7 giorni prima, l’inizio del congedo, specificandone anche la data del termine.
- Consegnare al datore di lavoro la certificazione inerente il percorso di protezione.
- Presentare domanda alla sede INPS.
[Vedi anche articolo: Violenza contro le donne: quanto ne sai?]
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