Dal 1° gennaio 2022 è istituita la certificazione della parità di genere. Oltre a questa, le modifiche apportate al codice delle pari opportunità (D.Lgs. 198/2006) mirano a introdurre una nozione più vasta di discriminazione sul lavoro, che mira ad attestare le politiche e le misure concrete adottate dai datori per ridurre il gender gap.
Misure concrete contro la discriminazione a lavoro
Le novità presentate dalla legge 162/2021 mirano a ridurre sensibilmente la discriminazione tra uomo e donna sul posto di lavoro, disinnescando i problemi alla base di un ritardo femminile nella partecipazione al mercato del lavoro, livellando le differenze di retribuzione e promuovendo una eguale possibilità di crescita professionale.
Per rendere possibile tutto questo, sono state istituite tre misure: rapporto periodico sulla situazione del personale, certificazione della parità di genere e punteggi preliminari per le aziende in possesso della certificazione. Vediamole più nel dettaglio.
Rapporto periodico sulla situazione del personale
La stesura periodica di un rapporto che interessa la situazione del personale (art. 46 D.Lgs. 198/2006), per le imprese con più di 50 dipendenti (non più 100), dovrà essere effettuata obbligatoriamente ogni 2 anni e dovrà riportare anche le retribuzioni e i premi riconosciuti ai lavoratori dei due sessi.
Tale rendicontazione verrà trasmesso alle RSA tramite appositi moduli online.
Le piccole imprese (meno di 50 dipendenti) potranno realizzare il rapporto su base volontaria.
Nel caso in cui non venga trasmessa la redazione del rapporto per più di 12 mesi, il datore di lavoro perderebbe tutte le agevolazioni e gli esoneri contributivi goduti. Se, invece, il rapporto dovesse risultare mendace o incompleto, sarà disposta dal INL una sanzione amministrativa pecuniaria da 1.000 a 5.000 euro.
Certificazione della parità di genere
Si tratta di una certificazione redatta dalle imprese in maniera tale da attestare le politiche e le misure adottate, in concreto, dalle imprese per ridurre il divario di genere, in base a:
- Possibilità di crescita all’interno dell’impresa;
- Parità di stipendio a parità di mansioni;
- Politiche di gestione delle differenze di genere e alla tutela della maternità.
La certificazione di parità, inoltre, è una delle misure che il Governo ha inserito nel Pnrr, nella missione 5, «Inclusione e coesione», tra le politiche per il lavoro, destinando a questa finalità 10 milioni di euro.
Punteggi preliminari per le imprese in possesso di certificazione della parità di genere
Le imprese che, al 31 dicembre dell’anno precedente a quello di riferimento, siano in possesso della certificazione è riconosciuto un punteggio premiale ai fini della partecipazione ai progetti europei nazionali e regionali per la concessione di aiuti di Stato.
Per questo 2022, è concesso un esonero dal versamento dei contributi previdenziali, a carico del datore di lavoro, a tutte quelle aziende già in possesso di certificazione di parità di genere. Resta ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche. L’esonero è pari all’1% nel limite massimo di € 50.000 annui per ciascuna azienda, riparametrato e applicato su base mensile.
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