Come in qualsiasi altra relazione che si intende far durare nel tempo, – favorendo un clima di reciproca fiducia e stima – anche all’interno di un’azienda è importante non dare mai per scontate le persone. Anzi, si potrebbe dire che sia proprio fondamentale (nove imprenditori su dieci ne sono consapevoli).
Un numero sempre maggiore di aziende è a conoscenza che una buona qualità di vita sul posto di lavoro si possa facilmente tradurre in maggiore efficienza e produttività, così come in una percentuale minore di assenteismo o, peggio ancora, di dimissioni improvvise. Le persone che non si sentono rispettate e gratificate, infatti, prima o poi se ne vanno.
Attenzione, però: se è vero che stipendio, bonus e posizione hanno un ruolo importante nel contesto lavorativo, il sentirsi appagati (più che pagati) conta molto di più.
Quanto appena detto lo sanno bene tutte quelle aziende che, nel corso degli ultimi anni, hanno deciso di attuare dei piani di Welfare, ossia di benessere aziendale, col fine di migliorare e ottimizzare l’ambiente lavorativo e la soddisfazione dei lavoratori.
Ma che cos’è il Welfare aziendale?
La stessa parola “Welfare”, di derivazione inglese, significa “benessere”.
Quindi, il Welfare, riguarda l’insieme di piani e iniziative messe in pratica dal datore di lavoro per favorire una percezione positiva da parte dei suoi dipendenti.
Vengono, così, messi a disposizione una serie di servizi volti a migliorare la qualità lavorativa delle persone assunte da un’azienda. Esempi di questo tipo possono essere:
- Sconti e promozioni per l’accesso a beni o servizi;
- Servizi alle famiglie, come asili, mutui, previdenza;
- Servizi alla persona, come palestra, buoni benzina, cene aziendali;
- Orari flessibili, in linea con i principi dello smart working;
- Assistenza alla salute e alla sicurezza;
- Sostegni alla maternità.
Un piano welfare ben strutturato, in questo modo, è in grado di soddisfare i bisogni e le esigenze dei lavoratori, favorendo una migliore conciliazione tra vita privata e lavoro. Le ricadute positive sul benessere delle persone, poi, si traducono in performance aziendale. Oltre a questo, sconti e convenzioni vanno ad accrescere il potere d’acquisto di ogni singolo impiegato e, allo stesso tempo, la percezione positiva dell’azienda, si può rapidamente tradurre in pubblicità vantaggiosa e in una crescente fidelizzazione nei confronti dell’impresa. Sia da parte dei clienti che da parte degli stessi dipendenti.
In generale, nonostante le difficoltà, chi ha realizzato almeno un’iniziativa a vantaggio dei lavoratori ha notato, nel 78% dei casi, un miglioramento generale del clima nel luogo di lavoro. E’ stato riscontrato, poi, un incremento della produttività (69%) e un accrescimento della reputazione aziendale (66%). Inoltre, una percentuale molto alta di intervistati, ritiene che ambiente di lavoro positivo, riconoscimento di merito e continua formazione e motivazione, siano oggi elementi indispensabili.
In un mercato del lavoro sempre più competitivo, infatti, la chiave per migliorare i risultati e ottimizzare processi e costi dell’azienda, pare proprio risiedere nella valorizzazione e nella gestione delle risorse umane, cioè nella fondazione di un sistema efficiente di organizzazione del personale.
A questo proposito, ricordiamo che lo Studio Pieri, in collaborazione con il consulente del lavoro Alessandro De Chellis, sta organizzando dei laboratori di formazione e approfondimento rivolti alle imprese.
Ottimo articolo, umanizzare i servizi alla persona offrendo sempre ciò di cui i dipendenti hanno realmente bisogno dovrebbe essere la chiave del successo di un progetto di welfare aziendale. Offrire buoni pasto a tutti come se piovesse è una soluzione che comporta solo sgravi fiscali e null’altro.
Gent.le Antonio,
Grazie per aver saputo apprezzare non solo l’articolo di per sé, ma anche il concetto alla base dello stesso.