Ci troviamo davanti a una perdita di fatturato che va dai 270 ai 650 miliardi di euro, secondo le stime contenute nel rapporto Cerved Industry Forecast, che si occupa dell’analisi di oltre 200 settori dell’economia italiana. Ad essere a rischio di default sono dieci aziende su cento. In altre parole, ci troviamo davanti, forse, al più importante shock che ha colpito il nostro sistema economico dal Dopoguerra.
Iniziamo a pensare a come reagire
Due scenari potrebbero profilarsi in base a come l’Italia reagisce all’emergenza coronavirus: da una parte potremmo essere fuori dalla crisi a maggio e recuperare livelli di fatturato superiori al 2019 già dal prossimo anno, ma dall’altra le imprese italiane potrebbero anche subire perdite fino a 650 miliardi di euro.
La capacità di reazione, quindi, sarà importante.
Ma, nel frattempo, proviamo a pensare a ciò che abbiamo: il tempo. Pensiamo a come sfruttarlo. Ad esempio, possiamo metterci a studiare e approfondire il contesto entro cui le imprese dovranno muoversi, misurare i dati, analizzare i costi ed eliminare le attività non a margine. Proviamo a riformare i processi aziendali, rendiamoli idonei alle nuove misure di distanziamento sociale, progettiamo piani operativi e fissiamo obiettivi realistici.
Come mai prima, ora sono necessarie azioni fortemente misurabili.
Finanza agevolata a portata di PMI
In questo periodo, insieme alle altre soluzioni, abbiamo vagliato la possibilità di ripartire attraverso la finanza agevolata. Esistono, infatti, piattaforme che permettono alle piccole e medie imprese di intercettare le opportunità di finanza agevolata migliori per la ripartenza della propria azienda.
Come funziona?
- Per ogni azienda, – in base al beneficiario e al settore – vengono selezionati solo i bandi attivi migliori;
- Consentono di risparmiare tempo;
- Permettono di produrre la documentazione corretta per partecipare e ottenere il finanziamento;
- Ottimizzano il processo attraverso il supporto di specialisti.
Decreto Cura Italia: le misure per PMI e aziende
Nel nuovo Decreto emanato dal Governo sono state inserite varie novità per le aziende e, nello specifico, per le PMI, oltre che per le famiglie e per i lavoratori.
In generale, come stabilisce l’articolo 18 del Decreto Cura Italia, alle aziende costrette a sospendere o a ridurre la propria attività, è stata conferita la possibilità di richiedere trattamento ordinario di integrazione salariale o accesso all’assegno ordinario.
Questo tramite specifica della causale “emergenza COVID-19”, che riguarderà solamente le cessazioni dell’operatività comprese tra il 23 febbraio e il mese di agosto 2020 e per un periodo non superiore alle 9 settimane.
(vedi anche: “Cura Italia”: ecco spiegate le misure del decreto legge 17 marzo)
Specificatamente per andare incontro alle piccole e medie imprese italiane, il Fondo centrale di garanzia PMI è stato rinforzato e dotato delle seguenti caratteristiche:
- garanzia a titolo gratuito;
- importo massimo garantito per impresa a €5 milioni;
- percentuale cumulabile con altre garanzie: fino all’80%.
Nell’articolo 50 invece, oltre alle novità relative alla riduzione dei costi dei contributi versati ai Confidi, vengono anche sanciti i punti riguardanti la moratoria dei finanziamenti per micro, piccolo e medie imprese.
“I contributi annui e le altre somme corrisposte, ad eccezione di quelle a titolo di sanzione, dai confidi all’Organismo di cui all’articolo 112-bis del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, sono deducibili dai contributi previsti al comma 22 dell’articolo 13 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269 convertito con modificazioni dalla legge 24 novembre 2003, n. 326”.
Hai bisogno di approfondire ulteriormente?
Ti segnaliamo: Decreto Cura Italia: tutte le FAQ per imprese e lavoratori
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