La maggior parte delle imprese punta alla sostenibilità, sia alla nascita che a seguito di un cambio di strategia. Ma, nonostante i vantaggi in termini di reputazione e i vari incentivi, molte PMI incontrano difficoltà nell’ottenere certificazioni, stabilire i ruoli o pubblicare i bilanci di sostenibilità.
PMI e sostenibilità: bello, ma non facile
Temi quali la sostenibilità e la transazione ecologica non riguardano più solamente il futuro, ma devono essere coniugati al tempo presente.
La crisi climatica, infatti, ci sta guardando negli occhi; fare finta di niente implica una grande responsabilità, sia in termini ambientali che a livello di reputazione aziendale. Le PMI italiane sono ben consapevoli di come perseguire obiettivi di sostenibilità non rappresenti solamente una scelta motivata da un senso di moralità e dalla volontà di contribuire ad un processo di trasformazione che coinvolge tutti. Si tratta infatti di una decisione che impatta in modo sempre più diffuso le scelte dei consumatori finali, così come per le scelte degli investitori, istituzionali o meno. Ma, come abbiamo già detto, non è facile.
Tra i principali ostacoli rilevati nelle PMI, troviamo:
- La mancanza di competenze e conoscenze adeguate;
- I costi elevati;
- L’insufficienza di incentivi e la difficoltà ad accedervi;
- La necessità di adeguare e integrare le competenze interne;
- L’eccessiva burocrazia.
In riferimento al primo punto, infatti, il 91% delle PMI ammette di non conoscere il testo della Corporate sustainability reporting directive e l’86% si definisce “per niente informato” rispetto alla tassonomia europea delle attività economiche ecosostenibili (questo, in base ai risultati rilevati dalla ricerca Pmi italiane e transizione ecologica: profili Esg e finanza sostenibile condotta dal Forum per la finanza sostenibile in collaborazione con Cerved Group e Cerved Rating Agency e presentata in chiusura delle Settimane Sri).
Quindi solo i grandi possono fare davvero sostenibilità?
La prima cosa da fare, per essere davvero sostenibili, è liberarsi da certi preconcetti. Continuare a pensare alla tutela dell’ambiente come a un qualcosa di estremamente costoso, solo fatto di nuovi investimenti in energie rinnovabili, aggiornamento delle tecnologie e implementazione di materiali e personale, non ci permette di pensare e realizzare l’attività della PMI con una prospettiva nuova.
Bisogna iniziare a pensare alla sostenibilità come a un qualcosa che “crea valore” e non lo toglie. Non a un costo, ma ad un investimento.
Inoltre, gestire un’impresa in modo sostenibile è un concetto che può essere declinato in infiniti modi diversi, che non richiedono necessariamente né un grande investimento iniziale né una certa dimensione minima per poter essere realizzati.
Per questi due motivi, anche un’impresa piccola o piccolissima può nascere o diventare sostenibile. A suo modo o grandezza.
Come fare?
I fondamenti della sostenibilità sono tre, sintetizzati dall’acronimo ESG:
- compatibilità ambientale
- inclusione sociale
- responsabilità d’impresa.
Allo stesso modo, non esiste un modo unico di essere sostenibili, perché le azioni concrete dipendono dal settore e dalle caratteristiche proprie di un’impresa.
Ad esempio:
- un’azienda che produce oggetti fisici si concentrerà sulle scelte delle materie prime e sull’efficienza energetica della produzione
- un’impresa commerciale si focalizzerà sull’impatto della logistica (trasporti, imballaggi ecc.) e su una gestione del magazzino che riduca lo spreco di merce invenduta
- un’azienda che presta servizi potrà focalizzarsi, ad esempio, sul benessere dei propri dipendenti.
Quello che conta non è cosa si fa esattamente, né da quali azioni concrete si parte. La sostenibilità non è un obiettivo che si raggiunge ma un modo di lavorare, e quindi è un percorso che non finisce mai.
Leave a Comment