Oggi più che mai, ci troviamo ad operare all’interno di una società basata sulla competizione, sulla pressione sociale e da parte dei social, sulla ricerca spasmodica di perfezionismo e innovazione.
Tutto questo, non fa che generare stress senza favorire l’acquisizione delle adeguate competenze relazionali e aziendali. In altre parole, puntando solo su noi stessi, ci dimentichiamo della forza insita al lavoro di squadra. Soprattutto all’interno di un contesto sociale organizzato com’è quello di un’impresa.
Che cosa vuol dire collaborare?
Partiamo dall’inizio. “Collaborare” vuol dire…
“Partecipare insieme con altri a un lavoro, a una produzione”. (Treccani: vocabolario online).
Ma collaborare significa anche sentirsi parte di un sistema, essere utile al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Come in ogni contesto sociale, il ruolo di ognuno risulta essere davvero rilevante solo se unito a quello degli altri. Solo in questo modo si ha un effettivo buon funzionamento del sistema.
Che cos’è la competizione? E come mai non funziona?
La competizione, quasi in contrapposizione alla collaborazione, si basa sulla rivalità. E, come sostiene William Edwards Deming:
“La competizione porta alla sconfitta: persone che tirano la corda in due direzioni opposte si stancano e non arrivano da nessuna parte”.
Nella competizione esasperata, infatti, viene meno la volontà di migliorarsi e il comportamento è guidato dal voler ottenere dei vantaggi quasi a discapito degli altri. Non di rado, quindi, un atteggiamento competitivo sfocia in attacchi latenti, pettegolezzi e, talvolta, anche nel mobbing.
Che cosa deve fare l’azienda?
Uno dei ruoli chiave di un’impresa è proprio quello di educare alla collaborazione. Essere davvero competenti, infatti, vuol dire saper sfruttare le caratteristiche e le capacità di chi ci sta intorno e puntare sulla qualità delle relazioni come risorsa.
Allo stesso tempo, l’azienda dovrebbe essere in grado di promuovere il confronto. Questo, infatti, risulta essere un’opportunità di crescita personale, di presa di coscienza delle proprie potenzialità ma, soprattutto, dei propri limiti. Il confronto serve a dare il senso della misura e a sperimentare la propria auto-efficacia. Solo così si può capire se si è davvero in grado di ottenere risultati sfruttando (solo) le proprie capacità.
Insomma: l’unione fa la forza (e anche un maggior guadagno!)
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