Dal corso per insegnante yoga in un week end, alla formazione di quattro ore in lingua inglese, passando dai workshop di un’ora per diventare magicamente empatici. Sembra sempre tutto così facile. Ma non avevamo detto che “Roma non fu costruita in un giorno”?
Manifesto della buona formazione
Partiamo proprio da una formazione riguardo alla formazione.
Decidere di intraprendere un nuovo percorso educativo richiede predisposizione e tempo. Non tutte le persone, infatti, sono portate per tutto. C’è chi è più bravo in matematica e chi in italiano o, scendendo un pelo più nel professionale, c’è chi ha bisogno di affinare le proprie capacità tecniche, chi invece di implementare argomenti riguardo al digital; c’è chi ha davvero bisogno di imparare l’inglese e, se non lo sa, non può certo farlo in una manciata di ore. Quindi, c’è bisogno anche di tempo. E il tempo, si sa, è denaro.
Suggerimenti per una formazione aziendale funzionale
Per ottimizzare i costi di una formazione che porti davvero a risultati concreti, non può essere applicata un’unica soluzione per tutti. È importante differenziare, inteso come esaltare le doti o le vocazioni di ognuno. Cerchiamo di capire “da dove vengono” le persone e teniamo in considerazione “dove vogliono arrivare”.
Facciamo un esempio facile, facile: sono un’azienda di vino che voglio raggiungere, con il mio prodotto, anche il mercato portoghese. Decidere di far seguire un corso di lingua portoghese a tutti i collaboratori aziendali non ha senso; decidere di finanziare un corso di portoghese della durata di due anni al rappresentate estero e ad altri due collaboratori davvero intenzionati a cambiare mansione o a crescere professionalmente sì, ha senso eccome!
Corsi di formazione finanziati
Abbiamo visto come ottimizzare, in generale, i corsi di formazione attivabili all’interno di un’azienda. Ma cosa potrebbe essere fatto in modo più esteso?
Molti sono i percorsi formativi gratuiti in quanto co-finanziati, ad esempio, dalla Regione con risorse del Fondo sociale europeo. Si tratta di occasioni che potrebbero accompagnare le persone nei momenti di transizione tra educazione e lavoro, oppure nel passaggio tra un impiego e l’altro. Questi corsi, infatti, servono per aggiornare le competenze dei lavoratori e per sostenere la creazione di nuove imprese.
L’impressione generale, però, è quella che non funzionino mai abbastanza. Come mai?
Innanzitutto sembra esserci un problema nella trasmissione delle informazioni: i corsi non vengono mai promossi abbastanza o non vengono indirizzati a chi potrebbe essere interessato. Viene riportata, non di rado, una difficoltà nella ricerca delle informazioni all’interno dei siti stessi, mai troppo intuitivi. In altre parole, chi cerca, non sa mai dove cercare. E finisce per non trovare niente o di trovarlo quando ormai è troppo tardi e i bandi sono chiusi. La più parte di questi, poi, è riservata ai giovani fino ai 29 anni, se non addirittura dai 15 ai 18 anni. Come se la formazione non fosse parimenti importante per una persona che, a 32 anni, decide di cambiare occupazione, anche in base ai cambiamenti sociali. Sulle pagine social dei centri per l’impiego, la più parte dei post è dedicata alle offerte di lavoro e pochi e rari annunci pubblicizzano offerte formative.
Nell’era della tecnologia, dell’App IO, dei Green Pass digitali e dei Social Network, forse, sarebbe utile realizzare algoritmi in grado di inviare le giuste offerte, anche formative, alle persone in base a una compatibilità di filtri. Potrebbero essere utili anche dei quiz online atti a orientare meglio gli interessati verso i corsi più pertinenti alla propria realizzazione professionale. E questi sono solo pochi spunti, anche piuttosto scontati, che potrebbero davvero portare a un miglioramento dell’offerta formativa di per sé.
Torniamo in presenza
La formazione migliore richiede presenza, – e non parliamo solo dell’appello!
Webinar e seminari online sono stati sicuramente importanti in una situazione di emergenza, ma adesso è importante tornare a una partecipazione reale. Esserci, piuttosto che apparire in video, richiede una concentrazione diversa, una disposizione all’apprendimento a 360°. Condividere realmente uno spazio, permette un proliferare di idee e informazioni irraggiungibile in una dimensione digitale. E anche la memoria, quella preposta all’apprendimento, ne esce arricchita e supportata dall’esperienza stessa.
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