Come sappiamo, le esagerazioni sono quasi sempre controproducenti. Anche l’eccesso di qualità e di competenze, commisurato a un determinato contesto, possono risultare elementi negativi. Talvolta anche dannosi.
Errori di pianificazione: il caso di Marco
Il direttore di un’impresa, di fronte all’esigenza di sostituire il sistema gestionale, decide di assumere all’interno del proprio organico una persona qualificata e con esperienza.
Quello che, a primo acchito, poteva sembrare un ottimo investimento, viene però valutato da un professionista delle risorse umane come un’idea sbagliata: quello di cui il direttore aveva bisogno era di un’assunzione a progetto, ovvero con un preciso termine dettato dal concludersi della scrittura delle procedure. Di fronte all’irremovibilità del proprietario dell’azienda, l’esperto di risorse umane provò ulteriormente a spiegargli che, un’assunzione del genere, avrebbe potuto generare disagi interni all’azienda, a partire dal fatto che il nuovo assunto avrebbe goduto di uno stipendio esponenzialmente più alto rispetto a quello dei colleghi di pari livello. Niente da fare.
È proprio così che Marco, brillante laureato appena trasferitosi in città, fu assunto all’interno dell’impresa.
Inizialmente, almeno fintanto che le procedure del sistema gestionale dovevano essere scritte, tutto era andato per il verso giusto e senza neanche troppe lamentele da parte dei colleghi che, in fondo, non avrebbero avuto le competenze idonee a svolgere la sopracitata mansione.
Il problema è insorto dopo qualche mese: Marco ha portato a termine l’attività per cui era stato assunto e, nonostante gli fossero stati affidati altri compiti, non è stato possibile sventare l’inevitabile. I suoi collaboratori, difatti, di fronte a commissioni analoghe alle loro, ma per le quali Marco era retribuito in misura maggiore, hanno iniziato a muovere reclami. All’interno dell’azienda, in capo a poco, si è creato un clima di sfiducia e dissenso.
Non solo: lo stesso Marco, abituato ad attività maggiormente specialistiche, ha cominciato a percepire il proprio ruolo come estremamente ripetitivo e noioso. L’azienda, inoltre, essendo un’organizzazione di piccole dimensioni, non offriva margini di crescita o prospettive di maggior interesse.
Risultato: Marco si è dimesso non ha appena ha trovato, nella nuova città, un altro posto decisamente più motivazionale.
Vediamo, insieme, che cosa è successo:
Valutare candidati troppo qualificati per ricoprire posizioni vacanti nella propria azienda non sempre corrisponde alla migliore delle strategie possibili. Anzi spesso le aziende che, dopo attente valutazioni, decidono comunque di optare per questa soluzione potrebbero rendersi conto a un certo punto di aver fatto una scelta quantomeno affrettata. Infatti, se da un lato, esperienza, conoscenze e autonomia possono essere aspetti interessanti, dall’altro, non bisogna sottovalutare i possibili rischi che si corrono. Il lavoratore over-qualificato tende, infatti, ad annoiarsi in fretta se calato in ruoli non in linea con le proprie specifiche competenze ed è perciò tentato più di altri di guardarsi intorno in cerca di un’occupazione che meglio rispecchi il proprio profilo. In altre parole, attenzione in questi casi perché noia e alto tasso di turnover sono sempre in agguato!
Un altro aspetto da valutare, nel caso di dipendenti altamente qualificati, è che questi possano risultare meno flessibili e prestarsi difficilmente a una nuova formazione perché ancorati al proprio modo di organizzare e svolgere il lavoro.
Trovare una giusta via di mezzo, piuttosto che trovarsi incagliati in un caso di skill mismatch, è la chiave per riuscire a ricavarne il massimo.
Ma come fare?
Bisogna, innanzitutto, interrogarsi su quali ruoli devono essere effettivamente ricoperti e di quante persone abbiamo bisogno e per quanto tempo.
Altro aspetto che proprio non può essere ignorato, poi, è quello relativo al costo del personale.
Nondimeno, di fronte ad una nuova assunzione, è importante essere onesti. In primis con sé stessi, ma anche nei confronti del candidato.
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