Tra i messaggi (perché ce ne sono veramente tanti) del film “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi è che il diritto di voto è un modo per liberarsi di tutto, – per tornare ad avere speranza rispetto a quello che verrà.
Trama del film “C’è ancora domani”
In “C’è ancora domani” film del 2023 diretto da Paola Cortellesi, girato in bianco e nero nella Roma del dopoguerra, si affronta il ruolo della donna e i suoi diritti.
La storia della protagonista Delia è la storia di una donna che reagisce a modo suo, come può e come riesce, a una vita ingiusta e che prova a riconquistare una dignità che le è stata portata via senza che quasi se ne rendesse conto. Si muove, sempre affannata, tra i vicoli del suo quartiere e il cortile, che costituiscono il suo piccolo mondo e che rappresentano una geografia familiare rassicurante e al contempo asfissiante. Dagli scambi comunicativi (“stai zitta”, “guadagni meno perché non sei un uomo”, “non sei abbastanza”, “si fa così’”) e dal non verbale, emergono secoli di patriarcato e la condizione femminile tra le mura domestiche caratterizzata da completo asservimento alle figure maschili grezze e violente, e abusi psicologici e fisici. In questo film ci siamo tutte, le nostre nonne, le nostre mamme e le ricadute su di noi oggi. Donne servili, invisibili, dimesse, che sacrificano se stesse, affogate da doveri che tutti ritengono ovvi e naturali.
In tutto il racconto la musica assume una valenza narrativa e l’evoluzione del racconto esplode nel gesto sovversivo di Delia, che attraverso il voto per la prima volta esprime se stessa, il suo esserci nel mondo, la sua presenza, segno di vera fuga e rivoluzione, con il messaggio “Io canto pure a bocca chiusa”.
Contesto storico del film “C’è ancora domani”
“C’è ancora domani”, come abbiamo appena detto, è ambientato a seguito della Seconda Guerra Mondiale, a ridosso del 1946. Infatti, è proprio il 2 giugno di questo anno che le donne italiane si recarono alle urne per la prima volta. Chiamate a scegliere tra Monarchia e Repubblica nel referendum, contribuirono a quei 12.718.641 voti che decretarono l’esilio di casa Savoia e l’inizio del percorso che avrebbe portato, nel 1948, alle elezioni per il primo governo di maggioranza.
Mentre una nuova nazione usciva dalle macerie della guerra, pronta a diventare Repubblica, accadde anche qualcos’altro di mai visto prima: alle italiane fu concesso di votare per la prima volta.
Loro, che da secoli erano state escluse dalla vita sociale e politica del Paese, arrivarono emozionate e in massa a decidere il futuro dell’Italia. Ma questo, il momento del voto in quel fatidico 2 giugno 1946, fu solamente il punto di arrivo di un percorso appassionato, tortuoso, spesso silenzioso. Un percorso sicuramente segnato dalla resistenza femminile, da sacrifici come quello di Giulia Lombardi, uccisa dai fascisti nel 1944, o da ruoli fondamentali come quello di Carla Capponi e Irma Marchiani, così come di tante altre staffette e combattenti.
Già da prima della guerra, seguendo i passi delle altre donne in Europa, le italiane avevano iniziato a prendere consapevolezza dei loro diritti.
Tra le figure più importanti per l’emancipazione femminile nella nostra nazione, troviamo Anna Maria Mozzoni che, già nel 1877, aveva presentato mozioni al Parlamento italiano proprio per la concessione del voto. Sulla scia delle colleghe inglese, anche la famosa pedagogista Maria Montessori lottò per la stessa causa. Ma non furono solo le donne per le donne. È questo il caso di Francesco Saverio Nitti che, nel 1919, chiese di estendere il voto anche a loro. Ci riprovano, ancora senza ottenere pareri favorevoli all’unanimità, Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi, nel 1945.
Tutto sempre invano.
Ma ormai i sentimenti erano scossi e la mente non poteva fare a meno di proiettarsi su pensieri di indipendenza, parità e modernità. Ed è così che arriviamo al decreto legislativo del 1 febbraio 1945 n. 23 che permetterà alle ventunenni il diritto di voto attivo, mentre il decreto legislativo luogotenenziale 10 marzo 1946, n. 74 concederà alle donne maggiori di 25 anni il diritto di voto passivo (le uniche a essere escluse dal diritto di voto attivo saranno le donne citate nell’articolo 354 del regolamento per l’esecuzione del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza cioè le prostitute schedate che lavorano al di fuori delle case dove è loro concesso esercitare la professione).
2 giugno 1946
Il 2 giugno 1946 è la vittoria della Repubblica, indubbiamente. Ma anche, appunto, la prima volta delle donne in politica nella storia italiana. Tornare a quella data significa ricordare un’acquisizione di cittadinanza. La metà della società italiana entra di diritto a far parte della politica e a essere parte della decisione pubblica. Quella del dopoguerra fu una conquista cruciale, a lungo inutilmente attesa e per la quale le donne si erano battute per decenni.
C’è ancora domani è un film drammatico che riesce a restituire speranza come nell’ultimo sensazionale colpo di scena, poiché dobbiamo continuare a credere nel cambiamento, in un domani migliore pieno di nuove opportunità per essere liberi.
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