Il 25 aprile di ogni anno si celebra la Festa della Liberazione. Una ricorrenza storica molto significativa perché commemora la liberazione italiana dal nazi-fascismo e, conseguentemente, la fine dell’occupazione nazista e del regime fascista. È una festa nazionale, simbolo della Resistenza e della lotta partigiana, avviata dall’8 settembre 1943 (data in cuigli italiani seppero della firma dell’armistizio a Cassibile).
Ma la guerra non finì esattamente il 25 aprile 1945. Questo è un giorno simbolico perché, in questa data, cominciò la ritirata dei tedeschi e dei soldati della Repubblica di Salò da Milano e Torino, in seguito allo sfondamento della Linea Gotica da parte degli alleati e all’azione della Resistenza.
Ogni regione o città italiana, anzi, visse storicamente una sua data che segnò la sua personale Liberazione. Nel caso di Sesto Fiorentino, questa giornata fu il 1 settembre 1944.
La Liberazione di Sesto Fiorentino
A settembre del 1944, la Liberazione dall’occupazione tedesca è iniziata ormai da alcuni mesi a Sesto Fiorentino. Probabilmente, fu già a partire dal 1° maggio dello stesso anno che qualcosa iniziò a “sgomitare”: durante una manifestazione organizzata dal Comitato per la Liberazione Nazionale, infatti, ci fu una forma di avvertimento.
Nel successivo luglio, la popolazione di Sesto assistette all’abbandono della città da parte del prefetto e di diverse truppe fasciste.
Il 7 agosto, quasi un mese prima rispetto alla data in cui il Comune potette dirsi Libero, ci fu un’ultima operazione nazista: rastrellamento e deportazione a Montepiano di tutti gli uomini trovati in quell’occasione in piazza del Comune.
Nonostante lo stesso 1° settembre 1944 furono registrati 5 morti e 4 feriti per scontri e bombardamenti, inglesi e americani, nel pomeriggio, vennero accolti in una Sesto finalmente liberata. Nelle prime elezioni democratiche del 07 aprile, fu nominato sindaco della città Torquato Pillori, partigiano tra i 171 sestesi schedati come sovversivi, e già consigliere comunale.
Daniele Niccoli sulla Liberazione di Sesto Fiorentino
Fatti e date che caratterizzano la storia e la cronaca della città di Sesto con la speranza che ci possano aiutare a conoscere la nostra semenza e a intuire il nostro futuro. Di seguito, il racconto di Daniele Niccoli, autore dei libri Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino – I giorni della nostra storia.
L’estate 1944 fu, per Sesto, il periodo più difficile di tutta la Seconda Guerra Mondiale. Nella smobilitazione generale e nella consapevolezza di una ormai sicura sconfitta, tedeschi e fascisti intensificarono la caccia agli uomini da utilizzare per l’allestimento delle linee di difesa sull’Appennino o da trasferire nelle fabbriche in Germania.
Gli ultimi rastrellamenti risalgono al 7 agosto e al 14 agosto. Il primo fu effettuato in via Dante Alighieri e in via Verdi, il secondo nella zona del Canto e di Salimbosco. Tutti gli uomini validi furono trasportati nel Mugello per partecipare ai lavori di fortificazione della linea Gotica.
In città intanto s’intensificarono le azioni militari o di semplice sabotaggio delle SAP (Squadre di Azione Patriottica) e dei GAP (Gruppi di Azione Patriottica). In particolare la SAP della Stazione riuscì a disinnescare un ordigno che avrebbe dovuto far saltare il ponte su via della Querciola.
Gradualmente le truppe tedesche si ritirarono sulle alture intorno alla città, ma da lì iniziarono a sparare colpi di mortaio che mettevano continuamente a repentaglio la vita dei sestesi peraltro sottoposti anche ai bombardamenti degli alleati, decisi a far ripiegare i tedeschi sempre più a nord.
Era una situazione di estremo pericolo messa in conto dalla Compagnia della Misericordia che nei mesi precedenti aveva deciso di istituire, in caso di bisogno, un piccolo ospedale all’interno della cappella della Compagnia. Protagonisti di quelle vicende furono il Pievano, Monsignor Andrea Cassulo e il direttore del piccolo ospedale, dottor Gino Conti.
Quest’ultimo si avvalse della collaborazione dei colleghi, Italo Bandini, Max Sacenti, Luigi Favilli, Mauro Forti, Augusto Menarini, e di una numerosa schiera di personale paramedico di cui faceva parte, tra gli altri, Renzo Collini. Il primo ricoverato fu Natale Biancalani cui era stata distrutta la casa durante il bombardamento che, nella notte dell’8 agosto, aveva colpito la zona di Padule.
Stando al Chronicon parrocchiale la prima vittima fu invece Pierina Bongianni colpita da una scheggia durante il bombardamento del 16 agosto. Prima della Liberazione trovarono conforto e cure nell’ospedale della Misericordia più di duecento persone. Per ventisette di loro non ci fu niente da fare.
Gli ultimi giorni di agosto furono i più difficili. I tedeschi, appostati a Querceto e Carmignanello, intensificarono i bombardamento sull’abitato di Sesto. Molti furono i morti, tra questi anche il dottor Luigi Favilli colpito sull’uscio di casa.
Finalmente, nella tarda mattinata del 1° settembre, arrivarono in Piazza Ginori alcune camionette cingolate dell’VIII Armata Inglese. Ad accoglierle, la giunta comunale appena insediata come diretta emanazione del C.L.N. Dopo un’ora di colloquio con il governatore alleato, il segretario comunale, Arturo Pieri, irruppe nella sala della riunione per avvertire i convenuti di un tentativo in atto da parte dei tedeschi di rientrare in città. A quelle parole il governatore con le sue truppe, fece immediatamente ritorno a Firenze. Fu così che, dopo aver assaporato la libertà, Sesto si trovò di nuovo in pericolo di rappresaglie. Fu allora proprio la Giunta Comunale a stabilire che tutti i partigiani si disponessero a difesa della città.
Giusto ricordare la sua composizione: il sindaco Torquato Pillori (PCI), il vice sindaco, Guido Presciani (PSI) e gli assessori Dante Fedi (PCI), Galilleo Corsi (PCI), Ernesto Banchelli (PSI), Umberto Conti (PSI), Alberto Giachetti (DC) e Fosco Fantechi (DC).
La notte fra il primo e il due settembre fu notte di paura e veglia per tutta la popolazione e notte di allerta per i partigiani. Solo al mattino i tedeschi tentarono un colpo di mano nella zona del Campo Sportivo e di Querceto, ma furono prontamente respinti. Alle 15 i carri armati alleati, tornati da Firenze permisero ai partigiani di “ripulire” le colline. Erano rimasti solo pochi tedeschi sbandati e furono prontamente arrestati.
Il 3 settembre anche il governatore alleato fece ritorno in Comune. Sesto, questa volta era libera davvero.
Le amministrazioni del dopoguerra fecero in modo che il sacrificio dei partigiani che avevano combattuto in montagna e le sofferenze della popolazione fossero ricordati con opere significative. Fu il maestro Delio Granchi, uno dei più importanti artisti sestesi del Novecento, a ricevere le commissioni più importanti. Nel 1950 realizzò il Monumento al Partigiano di Piazza Edmondo de Amicis, mentre nel 1954 realizzò, all’interno del Cimitero Maggiore, il sacrario a ricordo delle vittime del collegino di Colonnata.
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