La settimana corta in Europa è già realtà in molti paesi. Tra i vantaggi, non solo più tempo libero e meno stress, ma anche meno impatto ambientale e un dimostrato aumento della produttività aziendale. Alcune aziende italiane, come Intesa Sanpaolo, EssilorLuxottica e Lamborghini, lo hanno capito e hanno aperto la strada a questa nuova via del profitto.
Settimana corta: lavorare di meno e guadagnare di più funziona
Uno studio inglese sulla settimana da quattro giorni lavorativi ha dimostrato che lavorare di meno, a parità di stipendio, comporta un reale aumento del successo aziendale.
In tutto sono state 61 le aziende coinvolte, per un totale di circa 2.900 dipendenti, che hanno lavorato per una media di 34 ore alla settimana (settimana corta) tra giugno e dicembre 2022 guadagnando lo stesso stipendio che percepivano in precedenza. Le realtà interessate appartengono ai settori più disparati: dalla finanza al tech, passando addirittura da un’attività specializzata in fish and chips a Wells-next-the-sea, paese di 2.451 abitanti della contea del Norfolk. Ben 56 imprese, quindi il 92%, hanno scelto di proseguire su questa strada, 18 delle quali in maniera definitiva.
I titolari della maggior parte delle aziende coinvolte hanno confermato che la produttività delle loro imprese non ha subito variazioni negative. I lavoratori hanno affermato di aver beneficiato di maggior benessere e di un miglioramento dell’equilibrio tra lavoro e vita privata. I dati raccolti da Autonomy hanno inoltre evidenziato una netta diminuzione del numero delle dimissioni dei dipendenti, legata proprio alla politica dei quattro giorni lavorativi settimanali.
In altre parole, più tempo abbiamo a disposizione e più ne sprecheremo. Inoltre, la consapevolezza di avere più tempo da dedicare a sé stessi, rafforza quel “lavorare meglio”, così come la considerazione e il prestigio aziendale.
La nuova frontiera della competizione è la qualità della vita
A seguito della Pandemia, come abbiamo visto a più riprese, i candidati e potenziali talenti non ricercano più aumenti di stipendio o auto aziendali come benefit, bensì riconoscimento rispetto al valore del tempo. Osservando il comportamento sul posto di lavoro della Generazione Z, che sembrano permanere all’interno dei contratti di lavoro ben poco, non si può fare a meno di pensare che qualcosa debba presto cambiare nelle aziende che vogliono continuare a crescere e a competere all’interno del Mercato.
Come spiega a Il Sole 24 Ore il responsabile scientifico dell’Osservatorio sullo smart working del Politecnico di Milano, Mariano Corso, “le aspettative delle persone sono cambiate: flessibilità, autonomia, spazio per le proprie passioni, contano oggi quanto la retribuzione e spesso più della sicurezza contrattuale”.
Per questo, le aziende che riusciranno a rivoluzionare il proprio orario di lavoro con la settimana corta, si dimostreranno decisamente succulente rispetto ai nuovi candidati e, parimenti, saranno maggiormente in grado di trattenere i talenti.
Le aziende italiane che hanno già adottato la settimana corta
In Italia, seguendo il modello di molti altri paesi europei, c’è chi ha già iniziato a sperimentare la settimana corta.
EssilorLuxottica, ad esempio, sta offrendo ai suoi operai la possibilità di lavorare per 20 settimane con un orario ridotto a 4 giorni anziché 5, con una copertura della riduzione dell’orario sostenuta principalmente dall’azienda e in misura minima dai lavoratori, attraverso i permessi individuali retribuiti. Questo per andare incontro anche a chi “il lavoro non può portarselo a casa”.
Anche Intesa Sanpaolo ha adottato un ampio pacchetto di flessibilità, consentendo l’orario flessibile di ingresso e uscita, lo smart working fino a 120 giorni all’anno (140 in specifiche aree) e la distribuzione dell’orario su 4 giorni invece di 5, come previsto dal contratto dei bancari. Questa flessibilità è stata estesa anche a settori come l’assicurazione, con Intesa Sanpaolo Vita, e altre grandi compagnie come Allianz stanno valutando simili iniziative. Finora hanno aderito circa 28.500 dipendenti della principale banca italiana.
Segue Automobili Lamborghini, la quale ha firmato l’intesa con i sindacati rsu, Fiom e Fim sul contratto integrativo aziendale. L’accordo include una riduzione dell’orario di lavoro, un aumento del salario annuale, 500 nuove assunzioni, miglioramenti sugli appalti sulla tutela dei diritti dei lavoratori e della diversity & inclusion.
Nel settore alimentare, aziende come Lavazza stanno sperimentando il concetto di “venerdì breve”, consentendo ai dipendenti di beneficiare di un’uscita anticipata dopo 5 ore di lavoro anziché 8 con l’utilizzo di parte dei riposi individuali previsti dal contratto nazionale. Il primo anno di applicazione è andato molto bene e la sperimentazione continuerà per i prossimi anni di vigenza del contratto integrativo.
Infine alla Rigoni la flessibilità di orario non è una novità. Due estati fa, il venerdì breve è stato sperimentato dopo una richiesta nata dall’area finance. E oggi si può lavorare dal lunedì al giovedì 8 ore e mezzo, invece di 8 ore. E poi il venerdì si fa orario continuato fino alle 14. Dal conteggio resta fuori mezz’ora, coperta con un permesso retribuito.
La strada verso un nuovo mondo del lavoro è aperta, resta solo da vedere quante realtà italiane seguiranno queste apripista.
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