In Italia, 4 donne su 10 non hanno un proprio conto corrente. Lo stesso “rapporto con il denaro”, quindi, può celare un consolidato approccio discriminatorio. La violenza, in questo caso, si svela non attraverso ripercussioni fisiche o psicologiche, bensì economiche.
Indipendenza economica
“Siate indipendenti economicamente e poi fate quello che volete, il marito lo tenete o lo mollate o ve ne trovate un altro. L’importante è che non dobbiate chiedergli i soldi per le calze”.
È attraverso una raccomandazione della madre che Lidia Menapace, scomparsa lo scorso anno, raccontava l’emancipazione femminile. Poche parole che arrivano da lontano ma, soprattutto, che giungono dritte al punto: l’importanza dell’indipendenza economica femminile.
L’indipendenza economica delle donne, infatti, è quella “cosa” che viene prima della parità di genere stessa. Senza questa, non ci sono proprio le basi per poter parlare di pari opportunità.
Avere denaro a propria disposizione e decidere come disporne.
In altre parole, si tratta della possibilità di avere accesso al lavoro, avere capacità di produrre reddito e di gestirselo a pieno titolo. Oltre a questo, passa da qui anche la possibilità di chiudere situazioni relazionali o familiari violente o tossiche o, semplicemente, non soddisfacenti. Viaggiare, comprarsi quello che viene ritenuto più utile, o che piace di più.
Prima delle pari opportunità, come abbiamo detto, viene l’indipendenza economica femminile e, prima ancora di questa, c’è l’accesso delle donne al sistema bancario.
Donne e conto corrente
Il 37% delle donne, in Italia, non ha un conto corrente intestato. Tale percentuale arriva al 100% per chi ha un livello di istruzione basso. Questo è quanto mostra uno studio portato avanti da Episteme, dal titolo “Le donne e la gestione familiare”. In base a questo, tra le donne che hanno interrotto gli studi dopo la scuola dell’obbligo, nessuna possiede un proprio conto, ma si avvale di quello del proprio marito/compagno; tra le laureate, invece, sono 17 su 100 (di età tra i 25 e i 44 anni) che non hanno un conto corrente intestato o che non lo gestiscono da sole. La situazione appare ancora più grave nel sud del Paese, in cui la percentuale di donne prive di autonomia economica, quindi completamente dipendenti dal marito, sale al 46%.
“È troppo costoso, complicato. Di queste cose si occupa mio marito”.
Questo è quello che molti operatori delle postazioni di cassa di un’agenzia bancaria si sentono rispondere quando provano ad invitare le donne a convogliare i propri redditi su conto corrente a loro intestato. Oppure, quando ad un uomo viene richiesta la garanzia da parte della coniuge per l’accettazione di un finanziamento, spesso emerge che la moglie è priva di reddito, oppure svolge lavori saltuari per cui non presenta neanche dichiarazione dei redditi.
Quali sono gli strumenti finanziari di cui una donna dovrebbe disporre?
Si tratta di strumenti molto semplici, spesso dati per scontati: un conto corrente, carte di pagamento, internet banking. Il settore bancario è un punto di svolta imprescindibile per trasformare diritti potenziali in autonomia concreta.
La libertà femminile passa anche dalla titolarità di un conto corrente su cui accreditare il proprio stipendio.
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