Con imprenditoria femminile si intende una società in cui la partecipazione e/o il controllo è detenuto prevalentemente da donne.
Questo vale per qualunque ambito di impresa, benché segue parametri differenti:
- Per le società cooperative o di persona, la presenza femminile non dev’essere inferiore al 60%;
- Per le società di capitali, le quote di partecipazione devono essere detenute a un numero non inferiore ai due terzi da donne, così come per gli organi di amministrazione.
Rientrano nella categoria anche le imprese individuali gestite da donne.
Parliamo di donne e impresa perché c’è ancora tanto da fare per rafforzare questo ambito e, allo stesso tempo, ci sono anche tanti aspetti che potrebbe essere utile conoscere, come i bandi e le possibilità in genere.
Qual’é la situazione imprenditoriale della donna in Italia e all’estero?
In Italia, solo un’attività imprenditoriale su cinque è guidata da donne. Non solo: la partecipazione femminile nelle società innovative risulta minore rispetto alle aziende. Ciò accade nonostante la possibilità di ricevere maggiori investimenti, quando le start up sono fondate da donne. In base ai dati forniti da InfoCamere sulle startup innovative, – nel 2018 in Italia – su 9758 startup, solo 1300 (il 13, 3%) presentavano una maggioranza femminile. Questo, nonostante molti studi dimostrino la correlazione estremamente positiva delle performance aziendali con leadership femminile, sia in ambito aziendale che nel contesto innovativo offerto dalle startup.
La situazione non differisce nel resto dell’Occidente: le donne raramente riescono ad occupare posizioni di vertice e, a parità di mansioni, guadagnano di meno rispetto ai loro colleghi uomini. Anche in paesi leader dell’innovazione, come gli Stati Uniti, oltre il 70% delle startup non ha donne nel board e il 57% non ne ha nella cosiddetta C-Suite (CEO, Chief Innovation Officer, ecc.).
La condizione femminile sembra essere paradossalmente migliore, oltre che in Gran Bretagna, in Asia e dell’Africa, in cui il numero dello donne imprenditrici è talvolta superiore rispetto al numero di uomini. In Cina, ad esempio, quasi due terzi delle startup presentano donne nella C-Suite e oltre la metà nei consigli di amministrazione.
Perché la partecipazione femminile al lavoro è inferiore e pagata di meno?
In base ai dati forniti dall’agenzia europea Eurofund, l‘Italia risulta in Europa lo Stato con il tasso più basso di presenza femminile al lavoro (peggio di noi, solo Malta). La sotto-occupazione femminile che costa al nostro Paese il 5,7% del Pil, laddove la loro partecipazione produrrebbe una ricchezza pari all’11% del Pil.
Le motivazioni che generano questa netta disparità di genere sono molteplici e variabili. Tra le principali, sicuramente la difficoltà a conciliare la vita familiare e quella lavorativa, l’inesistenza di particolari agevolazioni nei confronti delle madri lavoratrici, ma anche l’effetto dell’automazione che, in base ai dati raccolti da Global Gender Gap Report 2018, avrebbe avuto un impatto negativo rispetto agli impieghi tradizionalmente svolti da donne. Un altra motivazione si lega alla mancanza di rappresentanza femminile ai vertici, ma anche nei settori maggiormente in crescita, come quello digitale. All’origine del divario di genere, potrebbe esserci anche la scarsa presenza di infrastrutture (asili, centri assistenza per anziani) per aiutare le donne ad entrare (o tornare) sulla scena occupazionale.
Secondo Claudia Pingue, – Senior Partner Responsabile del Fondo Technology Transfer di CDP Venture Capital SGR (Fondo Nazionale Innovazione) – “Mancano però i role model al femminile, ovvero storie di donne proposte come campionesse dell’imprenditoria in grado di stimolare e supportare l’azione di altre donne”.
Cosa aiuta a colmare il Gender Gap?
Come abbiamo visto, il problema non è legato a un fattore biologico, bensì sociale e culturale. Occorre creare una maggiore consapevolezza nelle donne rispetto alle loro passioni e reali vocazioni, scapito di polarizzazioni di genere. Per accelerare i tempi di “ripresa femminile”, ad esempio, devono essere realizzati incentivi e leggi più consistenti per le startup.
Un ruolo rilevante, anche in Italia, lo stanno assumendo tutte le associazioni che promuovono la cultura dell’imprenditoria femminile. Soprattutto quelle che riuniscono donne legate al mondo delle nuove tecnologie. All’interno di questi ambiti, in generale, è possibile sostenere e incentivare la leadership e la consapevolezza d’impresa, ma anche favorirne la realizzazione ad esempio creando sistemi che migliorino l’accesso al credito alle donne. Anche le Reti di Impresa femminili, realizzate a partire da una collaborazione propositiva e innovativa da parte di donne e ambasciatrici provenienti da diversi Paesi, incentiva la realizzazione di nuovi e forti modelli business.
Occorre parlare di imprenditoria femminile, raccontare di tutte quelle donne che ce l’hanno fatta, così da poter ispirare tutte quelle giovani che vorrebbero, ma non sanno come. Occorre dire ad alta voce quali sono tutte quelle cose che non vanno, così da poterle sanare. Raccontare quali e quanti sono gli incentivi, – e quali i requisiti. Occorre fare chiarezza, consapevolezza e promozione.
Leave a Comment