Oramai le ferie sono volte al termine per la maggior parte degli italiani. Ma stavolta, dopo aver riposto sdraio e ombrellone in garage, non tutti sono tornati in ufficio. O, almeno, non tutti hanno potuto farlo in maniera regolare.
Uno statale su due, ad esempio, sarà costretto a lavorare da casa a rotazione. Ma, a quanto pare, anche molte aziende hanno deciso di continuare con questa modalità.
Smart working: rivoluzione o prigione?
Lo smart working, nei mesi scorsi, ci ha colto tutti più o meno impreparati. Molti si sono ritrovati entusiasti di poter operare in questa modalità, altri hanno testimoniato un vero e proprio disagio. Con il tempo e, soprattutto, dopo il rientro dalla ferie, ecco che sono emersi degli ulteriori difetti a un lavoro che, forse forse, così “smart” non è.
Le ferie
Non pochi dubbi interpretativi relativi alla modalità di utilizzo delle ferie durante il lavoro agile si sono susseguiti nei mesi passati. Un’altra lacuna riportata dai lavoratori, però, ha interessato la loro forza di volontà: un conto è rientrare in ufficio dopo le ferie; tutt’altra storia è tornare a lavorare dal proprio tavolo di casa, rientrati dalla pausa estiva.
La pausa pranzo
Come ha messo in evidenza in questi giorni Il Fatto Quotidiano, secondo la ricerca, la metà dei lavoratori dipendenti italiani, ritiene che la pausa in smart working sia più complicata da gestire rispetto al pranzo in ufficio. Non solo in termini di “ritrovata concentrazione”, ma anche per quanto riguarda la dieta e la varietà dei menù. Inoltre, pare che sia decisamente più complicato riuscire a “staccare davvero” durante quell’ora o due.
La pigrizia
Molte persone, non dovendo più uscire per andare a lavorare, hanno sviluppato una più spiccata tendenza alla vita sedentaria. Tutto questo si traduce, oltre che sulla forma fisica, anche su quello dell’agilità mentale e della creatività. Lo sa bene il colosso bancario statunitense Jp Morgan che, proprio nei giorni scorsi, ha ridotto drasticamente l’uso dello smart working fra i suoi dipendenti, affermando che questo avrebbe avuto impatti negativi sulla produttività e sulla creatività dei dipendenti, specie sui più giovani.
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