La via del lavoro in modalità smart, con la proroga dello stato di emergenza dettata dal Governo, resta quella che le aziende sono invitate a privilegiare. A prescindere dagli accordi tra le parti, come ha dichiarato lo stesso Ministero dal Lavoro all’interno di una Faq, rimane in vigore la modalità semplificata di comunicazione amministrativa. Questo, ovviamente, resta valido laddove le mansioni lavorative consentano di poter “spostare” il lavoro a casa.
Ma qualcosa, già da settembre, inizia a cambiare.
Smart working: nuove direttive con la riapertura delle scuole
I genitori lavoratori con almeno un figlio minore di 14 anni a casa, fino al 14 settembre, hanno e avranno diritto allo smart working. In altre parole, in presenza di dipendenti con figli più o meno piccoli, l’azienda non può rifiutargli la modalità di lavoro agile (articolo 90 del dl 34/2020).
Con la riapertura delle scuole, in base a quanto sancito dal decreto di Agosto, tale diritto decadrà. Piuttosto, rimarrà la possibilità di lavorare in smart working con le modalità semplificate (a prescindere dall’accordo individuale). Nel periodo che andrà dal 14 settembre fino alla fine dello stato di emergenza, gli unici dipendenti cui continuerà ad essere riconosciuto il diritto allo smart working, se da questi richiesto, saranno i disabili gravi o coloro che hanno un disabile grave nel nucleo familiare. Oltre a questi, potranno preservare il diritto al lavoro da casa le persone il cui medico le abbia dichiarate maggiormente esposte al rischio di contagio.
Smart working nel 2021
In base a una riforma del lavoro annunciata dalla ministra Fabiana Dadone e contenuta nel decreto Rilancio convertito, lo smart working diventerà una misura strutturale nel 2021. A prescindere dallo stato di emergenza.
A partire dall’inizio del 2021, infatti, si prevede che circa il 60% dei dipendenti della Pubblica Amministrazione possa lavorare in smart working. Ovvero un 10% in più rispetto ad oggi. Lo stesso gigante tech Google ha deciso di estendere il lavoro da remoto dei suoi dipendenti almeno fino a luglio 2021 e, secondo Business Insider, la sua decisione è destinata a influenzare altre grandi realtà aziendali, non solo appartenenti al campo tecnologico.
A questo proposito, molto importante sarà l’applicazione di una maggiore regolamentazione del lavoro da casa in maniera tale che, questo, non vada ad infrangere i limiti imprescindibili tra lavoro e vita privata degli impiegati. Anzi, occorrerà un vero e proprio “cambio di mentalità” tra titolare e dipendente, ad esempio iniziando a quantificare maggiormente i risultati raggiunti a discapito delle ore impiegate.
Con il coronavirus è cambiato il modo di lavorare
Stando ad uno studio condotto in Europa da Linkedin, è emerso un decisivo aumento di richieste di lavoro da remoto. Dall’altra parte le aziende, maggiormente consapevoli dello smart working, hanno aumentato l’offerta di lavoro in questo senso.
A partire da marzo ad oggi, tra le figure più ricercate, spicca il direttore di marketing, l’analista dati, il rappresentante del servizio clienti, il key account manager e le figure legate alla comunicazione online, come il social media manager o il content editor.
Il coronavirus, insomma, ha decisamente cambiato non solo il modo di lavorare, ma anche la stessa ricerca del tipo di lavoro.
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